Agli inizi dell’800 la Divina Commedia spopola nella cultura afro-americana come mezzo culturale, politico e sociale che portò alla scoperta di numerose relazioni tra la storia del “nuovo mondo” e quella del poeta fiorentino.
L'incontro con la cultura afro-americana
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William Wells Brown |
Un legame più semplice “a farsi che a dirsi” quello tra le due
culture se si pensa a quanto fossero
radicati la tradizione afro-americana e il movimento abolizionista nella
religione protestante. Dante, inoltre, era stato considerato l’antipapa per eccellenza dalla Chiesa
anglicana e dalla Riforma luterana.
La poetica di Dante aveva anche catturato l’attenzione del Risorgimento italiano che riscuoterà successo tra gli abolizionisti americani dell’800.
Si pensi che Martin Lutero era considerato dagli americani
protestanti il “Dante tedesco” che,
attraverso la sua Bibbia, ha permesso la diffusione
della parola di Dio, così come ha fatto Dante col suo poema epico. La
Divina Commedia per i protestanti è stato strumento di espressione dell’ infernale condizione dell’uomo di colore in una
società “bianca”.
La letteratura afro-americana d'ispirazione dantesca
In questo contesto figura chiave è quella della scrittrice Cordelia Ray che ha scritto una poesia dedicata al poeta fiorentino e
intitolata per l’appunto Dante. Egli agli occhi della Ray si presenta come scrittore e intellettuale politico che lotta contro la discriminazione e la negazione dei diritti fondamentali
dell’uomo.
Siamo in
quelli anni che precedono la Harlem
Renaissance, il movimento di migrazione degli anni 20 che vede migliaia di
afro-americani del Sud e dell’Ovest dirigersi verso NY e formare una piccola media borghesia nera. Ciò se è
stato possibile fu solo grazie al bagaglio culturale dell’Europa che cominciò
ad essere considerato il più efficace
mezzo di emancipazione.
Tre anni
fa usciva il libro dello studioso Looney, In Freedom Readers: the African American
Reception of Dante Alighieri and the Divine Comedy, nel quale vengono passate in rassegna tutte le opere di ispirazione dantesca che sono
state punto di riferimento per la metrica e la morale, a testimonianza di come la Divina Commedia spopoli nella cultura
afro-americana.
William Wells Brown è considerato il primo
scrittore di romanzi afro-americano.
Nel suo Clotelle, del 1864, Dante
viene presentato sia come poeta d’amore
che come esule e pellegrino. Il protagonista Jerome seguirà il suo esempio,
condividendo con il Sommo poeta la frustrazione
per le sfortunate vicende politiche. Brown infatti pubblicò il suo romanzo
a Londra dove si era auto-esiliato. La denuncia politica
sarà parte integrante della sua opera.
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Copertina del romanzo Invisible Man |
Il Cinema
Ad affiancare la letteratura
nel 1944 sarà il cinema con il regista indipendente
Spencer Williams, il primo a debuttare nel grande schermo anche come attore con il suo Go Down, Death!, riproduzione cinematografica del film italiano del 1911, Inferno, di Padoan e Bertolini. Qui la Divina Commedia viene
“rivisitata” in chiave cosmologica
infatti l’infernale segregazione vissuta dal protagonista Jim Bottoms viene
raccontata seguendo la logica che coordina la cosmologia morale dantesca.
Il problema della lingua
La ricerca della propria identità, di un posto nella società, e quindi l’affrontare i problemi linguistici che ne conseguono, è la tematica di Ralph Waldo Ellison per il suo romanzo Invisible Man, del 1952. Qui
Dante è un “bianco” a testimonianza di come la morale dantesca possa coinvolgere e far “funzionare” insieme
bianchi e neri. Qui Looney si concentra soprattutto sul problema della
lingua, individuando come questa
segua il flusso migratorio,
dall’Europa al Nord America e dal Sud al Nord degli Stati Uniti, portando quindi alla formazione di un inglese coloniale influenzato dai dialetti africani, una sorta di “volgare americano”.
Nel
The System of Dante’s Hell, scritto da Amiri Baraka nel 1965 la struttura infernale
dantesca serve per riprodurre l’inferno
vissuto in terra dai neri a causa dei diavoli
bianchi fautori della segregazione degli anni Trenta e Quaranta e del sistema
razziale dagli anni Cinquanta ai Settanta. Per Baraka l’Inferno dantesco altro
non è che lo stato mentale dei neri che sono costretti a diventare invisibili in un mondo di bianchi,
sentendosi “stranieri” in quella che
per sfortuna è diventata la loro terra.
Ma è possibile cancellare un’identità?
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