lunedì 21 aprile 2014

LA DIVINA COMMEDIA SPOPOLA NELLA CULTURA AFRO-AMERICANA

Agli inizi dell’800 la Divina Commedia spopola nella cultura afro-americana come mezzo culturale, politico e sociale che portò alla scoperta di numerose relazioni tra la storia del “nuovo mondo” e quella del poeta fiorentino.



L'incontro con la cultura afro-americana

William Wells Brown
Il momento in cui la cultura afro-americana si incontra con Dante risale al 1828 quando a Cincinnati venne allestita una stanza degli orrori dedicata ai tre gironi danteschi, all’interno del  museo delle cere.  L’esposizione  da lì a poco sarebbe diventata punto di attrazione negli anni prima  della Guerra civile.

Un legame più semplice “a farsi che a dirsi” quello tra le due culture se si pensa a quanto fossero radicati la tradizione afro-americana e il movimento abolizionista nella religione protestante. Dante, inoltre, era stato considerato l’antipapa per eccellenza dalla Chiesa anglicana e dalla Riforma luterana.



La poetica di Dante aveva anche catturato l’attenzione del Risorgimento italiano che riscuoterà successo tra gli abolizionisti americani dell’800.

Si pensi che Martin Lutero era considerato dagli americani protestanti il “Dante tedesco” che, attraverso la sua Bibbia, ha permesso la diffusione della parola di Dio, così come ha fatto Dante col suo poema epico. La Divina Commedia per i protestanti è stato strumento di espressione dell’ infernale condizione dell’uomo di colore in una società “bianca”.

La letteratura afro-americana d'ispirazione dantesca

In questo contesto figura chiave è quella della scrittrice Cordelia Ray che ha scritto una poesia dedicata al poeta fiorentino e intitolata per l’appunto Dante.  Egli agli occhi della Ray si presenta come scrittore e intellettuale politico che lotta contro la discriminazione e la negazione dei diritti fondamentali dell’uomo.

Siamo in quelli anni che precedono la Harlem Renaissance, il movimento di migrazione degli anni 20 che vede migliaia di afro-americani del Sud e dell’Ovest dirigersi verso NY e formare una piccola media borghesia nera. Ciò se è stato possibile fu solo grazie al bagaglio culturale dell’Europa che cominciò ad essere considerato il più efficace mezzo di emancipazione.

Tre anni fa usciva il libro dello studioso Looney, In Freedom Readers: the African American Reception of Dante Alighieri and the Divine Comedy, nel quale vengono passate in rassegna tutte le opere di ispirazione dantesca che sono state punto di riferimento per la metrica e la morale, a testimonianza di come la Divina Commedia spopoli nella cultura afro-americana.

William Wells Brown è considerato il primo scrittore di romanzi afro-americano. Nel suo Clotelle, del 1864, Dante viene presentato sia come poeta d’amore che come esule e pellegrino. Il protagonista Jerome seguirà il suo esempio, condividendo con il Sommo poeta la frustrazione per le sfortunate vicende politiche. Brown infatti pubblicò il suo romanzo a Londra dove si era auto-esiliato. La denuncia politica sarà parte integrante della sua opera.

Copertina del romanzo Invisible Man

Il Cinema

Ad affiancare la letteratura nel 1944 sarà il cinema con il regista indipendente Spencer Williams, il primo a debuttare nel grande schermo anche come attore con il suo Go Down, Death!, riproduzione cinematografica del film italiano del 1911, Inferno, di Padoan e Bertolini. Qui la Divina Commedia viene “rivisitata” in chiave cosmologica infatti l’infernale segregazione vissuta dal protagonista Jim Bottoms viene raccontata seguendo la logica che coordina la cosmologia morale dantesca.

Il problema della lingua

La ricerca della propria identità, di un posto nella società, e quindi l’affrontare i problemi linguistici che ne conseguono, è la tematica di Ralph Waldo Ellison  per il suo romanzo Invisible Man, del 1952. Qui Dante è un “bianco” a testimonianza di come la morale dantesca possa coinvolgere e far “funzionare” insieme bianchi e neri. Qui Looney si concentra soprattutto sul problema della lingua, individuando come questa segua il flusso migratorio, dall’Europa al Nord America e dal Sud al Nord degli Stati Uniti, portando quindi alla formazione di un inglese coloniale influenzato dai dialetti africani, una sorta di “volgare americano”.




Nel The System of Dante’s Hell, scritto da Amiri Baraka nel 1965 la struttura infernale dantesca serve per riprodurre l’inferno vissuto in terra dai neri a causa dei diavoli bianchi fautori della segregazione degli anni Trenta e Quaranta e del sistema razziale dagli anni Cinquanta ai Settanta. Per Baraka l’Inferno dantesco altro non è che lo stato mentale dei neri che sono costretti a diventare invisibili in un mondo di bianchi, sentendosi “stranieri” in quella che per sfortuna è diventata la loro terra.

Ma è possibile cancellare un’identità?





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