lunedì 14 aprile 2014

DANTE E L'ISLAM. DUE CULTURE A CONFRONTO

Secondo alcuni studiosi, alla base della Divina Commedia, ci sarebbe l'impronta della cultura islamica. Secondo altri, invece, Dante Alighieri era un islamofobo. Ecco le controverse tesi a confronto.



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Nella Divina Commedia, si trova una salda presenza della cultura islamica. Dante Alighieri era a conoscenza dell'importanza dell'Islam, nonostante il suo rapporto con il pensiero musulmano era, a tratti, problematico e altalenante. Un rapporto che va da una feroce accusa a Maometto, all'utilizzazione di immagini dell'Aldilà musulmano per ricostruire l'Inferno e il Paradiso della Divina Commedia.




La Divina Commedia non è originale

Dante Alighieri ha preso ispirazione dalla cultura dell'Islam per compiere il viaggio di cui narra nella Divina Commedia. A sostenerlo sono diversi studiosi, tra cui il sacerdote spagnolo Don Miguel Asin Palacios, islamista e professore all'Università di Madrid, che nel 1919, ha scritto L'escatologia musulmana nella Divina Commedia.

Asin Palacios rileva una serie di analogie tra l'opera di Dante Alighieri e alcuni testi appartenenti alla tradizione islamica. In particolare, i racconti arabi di epoca medievale sull'Aldilà, con i quali Dante potrebbe essere entrato in contatto dato che nella Spagna musulmana del XIII secolo erano in circolazione molti testi di autori musulmani.

L'intera struttura della Divina Commedia è molto simile al Miraj, o Libro della scala, un testo arabo che racconta l'ascesa di Maometto in cielo e che, ai tempi di Dante, era già stato tradotto in francese e in latino. Come la Divina Commedia, anche il testo islamico, racconta un viaggio tra inferi e sfere celesti, con lo scopo di incontrare Dio.

Le analogie tra la Divina Commedia e il Libro della scala sono molteplici. Sia il viaggio di Dante che quello di Maometto partono da Gerusalemme. Inoltre, l'architettura dell'Inferno dantesco sembra essere calcata su quella dell'Inferno musulmano: entrambi sono luoghi infuocati, con la forma a imbuto, modellati su una serie di piani che discendono gradualmente e la cui punta estrema raggiunge il centro della Terra. I dannati vi sono disposti a seconda della gravità delle loro colpe e vi sono bestie allegoriche che sbarrano la strada ai due viaggiatori.

Arrivati al Paradiso, sia Maometto che Dante, raccontano di numerosi spiriti angelici che, ordinati gerarchicamente, ruotano attorno al Trono divino. E nel momento in cui hanno la visione con le divinità, trovano difficoltà a descrivere ciò che hanno visto.

A sostenere questa tesi è anche Raffaele Donnarumma, professore di Italianistica all'Università di Pisa, il quale afferma che l'evidente influenza dell'Islam nella Divina Commedia indica che Dante era del tutto consapevole dell'importanza della cultura islamica. Infatti, nel Limbo, fra i saggi e gli eroi greci e latini, troviamo anche il sultano d'Egitto Saladino che aveva fama di sovrano nobile e giusto, il medico persiano Avicenna, e il filosofo arabo Averroè, al quale Dante riconosce la diffusione del pensiero e delle opere di Aristotele nell'Europa neolatina.

Dante Alighieri era un islamofobo. Via la Divina Commedia dalle scuole

Il contatto tra Dante e la cultura islamica è, dunque, evidente. Ma non da tutti è considerato positivo. Gherush92, un'organizzazione non governativa per i diritti umani, ha denunciato la presenza di contenuti islamofobici e razzisti nella Divina Commedia.

Nel canto XXVIII dell'Inferno, Dante descrive le pene inflitte ai seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Tra questi dannati, è presente anche Maometto. Secondo Dante, il profeta di Allah è un seminator di scandalo e di scisma e, dunque, l'Islam è un'eresia.

Inoltre, la pena che Dante attribuisce a Maometto è atroce: il corpo del profeta è spaccato dal mento al deretano e le sue budella gli pendono dalle gambe. Simile pena anche per Alì, successore di Maometto, che si ritrova con la testa spaccata dal mento ai capelli. Secondo Gherush92 si tratta di un'immagine che insulta la cultura islamica e, per questo motivo, chiede al Ministro della Pubblica Istruzione di abolire la Divina Commedia dai programmi scolastici o almeno di inserire i necessari commenti e chiarimenti.

Si tratta di una richiesta piuttosto difficile da attuare, in quanto la Divina Commedia è considerata un'opera di alto valore universale. Nelle scuole italiane continua a essere insegnata, ma c'è da segnalare che la traduzione in arabo della Divina Commedia, a cura del filologo Hassan Osman, è già stata censurata: sono stati volutamente omessi alcuni versi considerati offensivi per il popolo islamico.

Dante Alighieri

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