lunedì 24 marzo 2014

DANTE E L'EBRAISMO

Sapevate che potrebbero esistere collegamenti tra Dante e la Cabala ebraica? O che le immagini dell'Inferno dantesco sono state utilizzate da Primo Levi come metafora della Shoah? 

Dal Duecento ai giorni nostri, ecco come si è evoluto il rapporto tra Dante e l'Ebraismo.


La spiritualità è una componente sempre presente negli scritti di Dante. Oltre al suo viaggio nell'Aldilà nella celebre Divina Commedia, alcuni storici e pensatori hanno trovato corrispondenze anche tra Dante e l'Ebraismo.



Dante e la Cabala ebraica


Secondo Sandra Debenedetti Stow, è possibile trovare analogie tra l'universo dantesco e le pratiche della Cabala ebraica, ovvero gli insegnamenti esoterici ebraici: entrambi rivolti ad una ricerca interiore verso il trascendente.

Pura casualità? Pare di sì. Infatti, non si ha testimonianza storica di collegamenti diretti tra Dante e l'Ebraismo dato che nel Duecento a Firenze non esistevano circoli di studiosi ebraici e non si erano ancora diffusi i testi mistici giudaici. 
Per vedere la piena espansione della Cabala in Occidente, si dovrà attendere il Quattrocento, quando il misticismo giudaico verrà preso in considerazione nel pensiero europeo.

Dante e la lingua ebraica


Eppure qualche contatto tra Dante e l'Ebraismo è evidente: la religione ebraica e ciò che ne deriva compaiono in diverse opere del sommo poeta fiorentino. Dante era consapevole dell'importanza anche della lingua ebraica, soprattutto nei testi e nei miti religiosi.

Nel trattato De vulgari eloquentia, scritto tra il 1303 e il 1305, Dante afferma che è stato proprio in ebraico che Adamo parlò per la prima volta. Il primo suono del primo uomo è stato "El", che in ebraico significa "Dio". 
La fonte di questa primordiale affermazione umana non è la Bibbia, ma Dante stesso. Sempre nel De vulgari eloquentia, immagina – in ebraicoil primo dialogo avvenuto in assoluto.

Si tratta di immagini fantasiose che sfiorano il misticismo e la vaghezza. Ma, al tempo stesso, denotano la forte spinta esoterica che si confonde con la religiosità nei testi del poeta fiorentino.

Dante nel mondo ebraico


Finora si è parlato dei riferimenti all'Ebraismo negli scritti di Dante, ma è possibile fare anche una ricerca inversa, ovvero indagare la presenza di Dante nel mondo ebraico. 

Il poeta fiorentino è ben conosciuto e apprezzato nei circoli filosofici ebraici già da diversi secoli. Pioniera è stata sicuramente la Divina Commedia, opera tanto apprezzata quanto diffusa.

Nell'Ottocento sono comparse le prime traduzioni in ebraico della Divina Commedia e nel 1865 il letterato ebreo Samuele Davide Luzzatto esalta il forte senso della giustizia di Dante che appare nella Divina Commedia.

Molti sono, inoltre, i poeti e gli intellettuali contemporanei ebraici che si ispirano agli scritti di Dante. Tra i vari, si ricordano soprattutto Ariel Rathaus, docente di letteratura italiana alla Hebrew University; e Primo Levi, il noto scrittore ebreo, sopravvissuto ad Auschwitz, le cui opere contengono diversi riferimenti alla Divina Commedia. Basti pensare al suo libro Sommersi e salvati che già nel titolo contiene riferimenti ad alcuni gruppi di anime dantesche, condannate a essere perennemente sommerse nella terra; oppure al testo di Se questo è un uomo, nel quale le immagini dell'inferno di Dante sono utilizzate come metafore della Shoah.


La copertina di Salvati e sommersi di Primo Levi, Einaudi

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